5 maggio
per noi interisti un solo ricordo ...5-5-2010 ..la prima pietra....
Facile, troppo facile ironizzare su questa data. Qualcuno continua a farlo, inconsapevole che l'interista non intenda assolutamente cancellarla. Cinque maggio, meglio scritto per esteso che a numero. Nel 2002, un dramma calcistico. Inutile ripeterci, su quel maledetto pomeriggio di Roma se ne sono scritte di tutti i colori per anni, le ironie su Gresko e compagni non passano mai di moda. Cancellare quella data no, trarre insegnamento sì. Andare avanti, il calcio è fatto anche di questo. Per tutti. Se poi il destino ti regala la rivincita, però, diventa goduria. Perché se è vero che il cinque maggio del 2002 era un incubo, quello del 2010 è stato un sogno. Che nessuno in Italia ha mai potuto vivere, un lusso per pochissime squadre nella storia. Tra queste, naturalmente, l'Internazionale.
Era una serata calda ma non troppo, a Roma. Stadio Olimpico, contro i padroni di casa, avvelenati da una rincorsa scudetto compiuta miracolosamente dall'Inter. Quella di José Mourinho. Il sapore speciale di tentare l'impresa, il sogno di conquistare tutto. Il resto è storia recente, sempre bello rivederlo (gustatevi il video in basso), per qualsiasi interista. La decideva un fenomeno venuto dall'Argentina, chiamato Diego Milito. Era il dipinto di un fuoriclasse, pittore consumato, che si appresta a completare un capolavoro. Il primo schizzo di quattro totali su una tela chiamata triplete. Un uomo venuto da lontano a disegnare calcio. E a disegnare soprattutto sogni. L'inizio di mille emozioni, centomila brividi. La partita perfetta. I calci di Totti, il calcio dell'Inter. Il calcio della seconda, Grande Inter. Quella del triplete, iniziata proprio un cinque di maggio. Ei fu, verrebbe da dire oggi. Lo chiamano destino. Quello che accadde dopo lo sappiamo tutti, ricordarlo è quasi inutile.
E QUINDI...... poesia....
5 maggio...
Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro,stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all'ultima ora dell'uom fatale; né sa quando una simile orma di pie' mortale
... la sua cruenta polvere a calpestar verrà. Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al sònito
mista la sua non ha: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al sùbito sparir di tanto raggio; e scioglie all'urna un cantico
che forse non morrà.
DALL'ALPI ALLE PIRAMIDI, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiò da Scilla al Tanai, dall'uno all'altro mar. FU VERA GLORIA? AI POSTERI L'ARDUA SENTENZA: nui chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida gioia d'un gran disegno, l'ansia d'un cor che indocile serve, pensando al regno; e il giunge, e tiene un premio ch'era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio; due volte nella polvere, due volte sull'altar.
Ei si nomò: due secoli, l'un contro l'altro armato, sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato; ei fe' silenzio, ed arbitro s'assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell'ozio chiuse in sì breve sponda, segno d'immensa invidia
e di pietà profonda, d'inestinguibil odio e d'indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l'onda s'avvolve e pesa, l'onda su cui del misero, alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere prode remote invan; tal su quell'alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri narrar se stesso imprese, e sull'eterne pagine cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito morir d'un giorno inerte, chinati i rai fulminei, le braccia al sen conserte, stette, e dei dì che furono l'assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili tende, e i percossi valli, e il lampo de' manipoli, e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio e il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio cadde lo spirto anelo, e disperò; ma valida venne una man dal cielo, e in più spirabil aere pietosa il trasportò;e l'avvïò, pei floridi sentier della speranza, ai campi eterni, al premio che i desideri avanza, dov'è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica Fede ai trïonfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati; ché più superba altezza al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri sperdi ogni ria parola: il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola, sulla deserta coltrice accanto a lui posò.
A Manzoni
...E PERCHE' NO....SIGILLO URBI ET ORBI DI UN GIORNO ..MAGICO....DOVE TUTTO INIZIO'.
per noi interisti un solo ricordo ...5-5-2010 ..la prima pietra....
Facile, troppo facile ironizzare su questa data. Qualcuno continua a farlo, inconsapevole che l'interista non intenda assolutamente cancellarla. Cinque maggio, meglio scritto per esteso che a numero. Nel 2002, un dramma calcistico. Inutile ripeterci, su quel maledetto pomeriggio di Roma se ne sono scritte di tutti i colori per anni, le ironie su Gresko e compagni non passano mai di moda. Cancellare quella data no, trarre insegnamento sì. Andare avanti, il calcio è fatto anche di questo. Per tutti. Se poi il destino ti regala la rivincita, però, diventa goduria. Perché se è vero che il cinque maggio del 2002 era un incubo, quello del 2010 è stato un sogno. Che nessuno in Italia ha mai potuto vivere, un lusso per pochissime squadre nella storia. Tra queste, naturalmente, l'Internazionale.
Era una serata calda ma non troppo, a Roma. Stadio Olimpico, contro i padroni di casa, avvelenati da una rincorsa scudetto compiuta miracolosamente dall'Inter. Quella di José Mourinho. Il sapore speciale di tentare l'impresa, il sogno di conquistare tutto. Il resto è storia recente, sempre bello rivederlo (gustatevi il video in basso), per qualsiasi interista. La decideva un fenomeno venuto dall'Argentina, chiamato Diego Milito. Era il dipinto di un fuoriclasse, pittore consumato, che si appresta a completare un capolavoro. Il primo schizzo di quattro totali su una tela chiamata triplete. Un uomo venuto da lontano a disegnare calcio. E a disegnare soprattutto sogni. L'inizio di mille emozioni, centomila brividi. La partita perfetta. I calci di Totti, il calcio dell'Inter. Il calcio della seconda, Grande Inter. Quella del triplete, iniziata proprio un cinque di maggio. Ei fu, verrebbe da dire oggi. Lo chiamano destino. Quello che accadde dopo lo sappiamo tutti, ricordarlo è quasi inutile.
E QUINDI...... poesia....
5 maggio...
Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro,stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all'ultima ora dell'uom fatale; né sa quando una simile orma di pie' mortale
... la sua cruenta polvere a calpestar verrà. Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al sònito
mista la sua non ha: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al sùbito sparir di tanto raggio; e scioglie all'urna un cantico
che forse non morrà.
DALL'ALPI ALLE PIRAMIDI, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiò da Scilla al Tanai, dall'uno all'altro mar. FU VERA GLORIA? AI POSTERI L'ARDUA SENTENZA: nui chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida gioia d'un gran disegno, l'ansia d'un cor che indocile serve, pensando al regno; e il giunge, e tiene un premio ch'era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio; due volte nella polvere, due volte sull'altar.
Ei si nomò: due secoli, l'un contro l'altro armato, sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato; ei fe' silenzio, ed arbitro s'assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell'ozio chiuse in sì breve sponda, segno d'immensa invidia
e di pietà profonda, d'inestinguibil odio e d'indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l'onda s'avvolve e pesa, l'onda su cui del misero, alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere prode remote invan; tal su quell'alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri narrar se stesso imprese, e sull'eterne pagine cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito morir d'un giorno inerte, chinati i rai fulminei, le braccia al sen conserte, stette, e dei dì che furono l'assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili tende, e i percossi valli, e il lampo de' manipoli, e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio e il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio cadde lo spirto anelo, e disperò; ma valida venne una man dal cielo, e in più spirabil aere pietosa il trasportò;e l'avvïò, pei floridi sentier della speranza, ai campi eterni, al premio che i desideri avanza, dov'è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica Fede ai trïonfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati; ché più superba altezza al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri sperdi ogni ria parola: il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola, sulla deserta coltrice accanto a lui posò.
A Manzoni
...E PERCHE' NO....SIGILLO URBI ET ORBI DI UN GIORNO ..MAGICO....DOVE TUTTO INIZIO'.
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